Nel suo famoso libro 1984 Orwell aveva descritto una dittatura che controllava totalmente i suoi sudditi e lo faceva grazie alla televisione. (il libro lo scrisse nel 1948 quando la televisione era agli inizi: bisogna dire che l’autore seppe vedere lontano sulle potenzialità di quel nuovo mezzo).
Grazie all’enorme progresso della tecnologia lo Stato si sta dotando di strumenti di controllo del singolo individuo inimmaginabili fino a poco tempo fa: quando anche la moneta sarà diventata elettronica saremmo completamente nelle sue mani. Lo Stato cinese è quello più avanti di tutti e più che nel comunismo le sue radici affondano nel confucianesimo per il quale da millenni lo Stato è tutto e l’individuo niente… ma però anche in Cina i recenti avvenimenti dimostrano che forse c’è una fiammella di speranza…
18/03/23 Sole 24 Ore: pignoramento dei conti bancari…
E sono ancora a livello semiartigianale… vedrete fra poco….

25/02/23 Zafferano: in fuga dagli spioni Piccolo corso di mimetizzazione
Molti lettori cercano di capire come nascondersi, come fuggire dagli spioni che ci guardano dal retro di smartphone, social media ed internet. In tutto il mondo sono pochissime le persone che per capacità tecniche ed economiche, oltre che dose di comportamento ossessivo compulsivo, riescono veramente a sfuggire.
Ho avuto il piacere di conoscere buonanima di John McAfee, che ogni settimana cambiava cellulare e ripartiva a dare il numero nuovo ad amici e parenti: tempo che finisse il giro ripartiva, e trovarlo al telefono era dura.
Il monitoraggio che incombe su di noi è totale: movimenti, spese con carte elettroniche o digitali, tutti i messaggi che scambiamo, i tag che ci associano a luoghi e persone, la potenza dell’intelligenza artificiale che riesce a scoprire le correlazioni tra le migliaia di variabili che ci riguardano. Scappare è durissima, ma possiamo rendergli questo stalking meno preciso: è quello che conta.
La prima cosa è presentarci in modi diversi sui vari social media, interpretando ruoli che non sono nostri. Mettere like e condividere immagini di prodotti di cui non vi interessa nulla, taggarvi in posti in cui non siete, o siete stati in passato, per confondere i vostri spostamenti, mentire bellamente a qualsiasi questionario sul cambiamento climatico, la foca monaca, tendenze politiche o i piani per le vacanze. Non mentite in modo casuale: cercate appunto di farlo indossando quattro o cinque ruoli diversi, dal ragazzino al vecchietto, dall’ateo al fondamentalista religioso, in un minestrone di idee indistinguibili. Magari su Facebook sarete devoti della Madonna interessati a foto di gattini e ricette culinarie, su TikTok dei brigatisti, e così via.
Fatto questo possiamo pensare ad usare strumenti ed applicazioni pensate per la privacy. Di recente il lancio del servizio cellulare Pretty Good Phone Privacy (PGPP), pensato per chi usa Android per lo smartphone ed abbia il fondato sospetto che Google usi e venda tutti i dati che riesce a carpire dal nostro cellulare. PGPP cripta l’identità della SIM ed anche i dati che scambiamo con le antenne vicine a noi; così facendo Google non riesce a vederci quando scambiamo dati. Se avete l’iPhone, e vi illudete che a Cupertino abbiano a cuore la vostra privacy, sappiate che le applicazioni che installate fanno il possibile per carpire tutto di voi, ed essendo loro che pagano Apple, fine delle pie speranze.
Altra tecnologia è quella dello zero-knowledge proof (ZKP), utilizzata per blockchain ma anche da alcune banche per i loro servizi on line, da applicazioni per la garanzia dell’autenticazione, ed addirittura per operazioni di voto o partecipazione ad aste. Le poche aziende che usano ZKP dimostrano maggiore serietà nel darvi protezione dagli spioni.
Infine, la Virtual Private Network (VPN), che consente di nascondere il nostro indirizzo IP, la nostra posizione geografica, limita l’accesso alla nostra cronistoria sul web e cosa abbiamo scaricato, ed in generale protegge le nostre informazioni personali. Utile per guardare trasmissioni gratuitamente o comprare biglietti aerei con forte sconto, perché potete fingere di comprarlo da Nairobi mentre siete a Milano, non vi protegge comunque dal monitoraggio fatto dalle applicazioni che usate, dall’essere vittime di malware, ransomware o phishing, ed alcuni dati che hacker o intelligenza artificiale possono usare come pezzettini del puzzle per cercarvi.
Ricapitolando: adottate diversi profili sui diversi siti e social media che usate, mentendo senza remore alle domande che vi fanno, sui posti che visitate, i vostri gusti ed inclinazioni. Se è difficile usare cellulari o computer diversi, cercate comunque di proteggerli con VPN, applicazioni protette da ZKP, e tecnologie come il PGPP per scomparire dai radar. Nel decidere quanta fatica fare in questo senso, tenete conto che se voi siete scrupolosi, ma la nonna vi tagga con una teglia di lasagne ad Ostia ed il vicino mentre guardate la partita o fate la spesa, gli sforzi diventano vani. Costruite delle nonne e dei vicini immaginari, darete fastidio agli spioni.
24/02/23 Sole 24 Ore intervista a Butti sottosegretario all’innovazione
Se non siete ingenui avete capito quale è il fine ultimo: mettervi alla totale mercé dello Stato che a quel punto deciderà come potrete spendere i vostri soldi… pronto a toglierveli se non fate i politically correct…

19/02/23 Il futuro che ci attende….

09/12/22 Da Barron’s: Se le persone sono scontente, sono scontente. Perché lo stato di sorveglianza cinese non ha fermato i manifestanti.
Di Stevie Rosignol-Cortez 9 dicembre 2022
Le recenti proteste di massa in Cina contro le politiche del Covid-19 e le interruzioni della vita quotidiana si sono svolte nonostante le ampie capacità di sorveglianza dello stato. Per capire perché i manifestanti sono disposti a correre dei rischi e esattamente quali sono questi rischi, Baron ha parlato con Liza Lin. È la co-autrice con Josh Chin del nuovo libro Surveillance State: Inside China’s Quest to Launch a New Era of Social Control. I due coprono la Cina per il Wall Street Journal.
Lin ha parlato della forza degli sforzi della Cina per sedare i conflitti e gestire i movimenti degli individui, dalle loro interazioni sociali alle finanze all’accesso alle informazioni, e dell’esplosione “Miracle-Gro” della sorveglianza digitale negli ultimi anni.
Barron’s: cosa rende unico l’uso della sorveglianza da parte della Cina?
Liza Lin: Lo stato di sorveglianza cinese si distingue per due motivi principali: la scala e l’ambizione. La Cina ha accesso a più di 400 milioni di telecamere di sorveglianza nelle strade in questo momento, la maggior parte delle quali di proprietà delle agenzie di sicurezza governative. In Cina, le app e le aziende tecnologiche raccolgono anche una sezione trasversale di dati più ampia rispetto alle app statunitensi o alle aziende tecnologiche. Ad esempio, se dovessi usare WeChat, può raccogliere informazioni sulla tua cerchia sociale, cosa stai facendo, cosa stai comprando e pagando giorno per giorno, quando viaggi perché puoi usare i biglietti del treno, puoi usare l’app per pagare le bollette. Ha una sezione trasversale di informazioni personali molto più ampia rispetto a qualsiasi azienda statunitense. Quindi la concentrazione rende più facile per il governo cinese ottenere quei dati.
Le immagini dei manifestanti sembrano essere ovunque ora. I manifestanti sono a rischio perché vengono scattate le loro foto?
Dopo che queste proteste sono avvenute qualche settimana fa, molte delle persone che hanno parlato con i miei colleghi [al Wall Street Journal] ci hanno detto che indossavano maschere o berretti per nascondere il viso, ma in realtà erano ancora identificate dalla polizia come sulla scena dai loro cellulari. La Cina ha una rete di censori che possono individuare quali segnali di cellulare sono nelle vicinanze.
Pensi che le recenti proteste saranno un catalizzatore per una sorveglianza più rigorosa?
Abbiamo già visto alcune repressioni. Reprimere l’uso delle VPN, per esempio. Ma la Cina ha già tre gambe dello sgabello [sorveglianza, legislazione, controllo delle informazioni], quello che vedremo ora è solo un uso più forte di loro.
La pandemia ha avuto un effetto sugli sforzi della Cina per monitorare le persone?
L’avvento della pandemia ha davvero inaugurato una nuova ondata di sorveglianza con il monitoraggio del cellulare. È iniziato perché la Cina voleva tenere sotto controllo il virus e tenere traccia di chi era in stretto contatto con il virus. Prima della pandemia non tutti erano monitorati in tempo reale. Ma quando i codici sanitari sono stati implementati [in app che sono state utilizzate per limitare il movimento], essenzialmente l’intera popolazione veniva monitorata in tempo reale.
Man mano che il monitoraggio diventa più sofisticato e aumenta, le persone avranno meno probabilità di uscire e protestare?
No. Se le persone sono infelici, sono infelici. Anche se la Cina ferma alcune delle sue restrizioni Covid ci saranno ancora alcuni problemi. Vedrai diverse città implementare regole a velocità diverse, ci saranno singhiozzi e le persone saranno infelici. La sorveglianza aiuta a ridurre la durata delle proteste. È facile per le autorità locali sapere chi c’era e intimidire loro a non uscire più. Ma come abbiamo visto con le proteste di massa del mese scorso, quando le persone arriveranno a un punto di rottura usciranno in strada.
Cosa significa per la sorveglianza la rielezione del presidente cinese Xi Jinping?
Xi Jinping è stato un grande sostenitore della costruzione e dell’espansione di questo stato di sorveglianza digitale. È stato sotto il suo controllo che abbiamo visto tutte queste telecamere spuntare come funghi nelle strade. Con lui al potere per un terzo mandato, lo vediamo molto disposto a usare la sorveglianza digitale in vari scenari. L’abbiamo visto usarlo nello Xinjiang, e poi l’abbiamo visto usarlo con la sorveglianza digitale pandemica, e poi di nuovo con proteste di massa. Andando avanti, vedremo solo un maggiore uso dello stato di sorveglianza digitale e in aree a cui potremmo anche non pensare. Non ci saremmo aspettati che fosse usato contro un virus, ma lo era.
Ci sono scappatoie nel sistema di sorveglianza cinese?
Molto spesso quando si verifica un crimine e coinvolge la polizia locale si scopre improvvisamente che le telecamere di sorveglianza su quella strada sono state rotte e non riparate per un po’. Nessuno aveva mantenuto queste telecamere; sono costose e difficili da mantenere. Lo stato di sorveglianza cinese è un po’ come un panopticon. Finché pensi che funzioni come dovrebbe funzionare, allora è tutto ciò che serve.
Grazie, Liza.
22/12/22 Il software-spia che cambia le immagini delle telecamere di sorveglianza. Usato anche in Italia?
(articolo uscito sul Corriere)
Il povero protagonista di 1984 passava il suo tempo in archivio a cancellare le tracce dei gerarchi caduti in disgrazia e riscrivere continuamente la storia per aggiornarla all’ultima “linea politica” del dittatore. Orwell non si inventava niente: guardava con occhio disincantato – era stato in Spagna volontario a combattere nella guerra civile contro Franco ma siccome militava fra gli anarchici si era salvato per um pelo dal loro massacro in Catalogna ordinato da Stalin e coordinato in loco da Togliatti quindi i comunisti li conosceva bene – a quello che succedeva in Russia dove ad ogni purga nelle foto ufficiali della rivoluzione d’ottobre veniva sbianchettati i fucilati. Ma neanche lui per quanto lungimirante avrebbe potuto immaginare un mondo nel quale le immagini sarebbero state modificate in tempo reale con le telecamere che vedevano una sequenza me ne registravano un’altra.
Certo lo fanno a fin di bene: per mantenere la segretezza sulle operazioni di intelligence contro il terrorismo e la criminalità organizzata… ma lo sappiamo tutti che la strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni… Quanto ci metteranno ad estenderne le fuzionalita’ al controllo degli elementi antisociali… ad esempio quelli che nella prossima pandemia si permetteranno di criticare i giusti provvedimenti del governo. Un bel filmato di te in tempo reale che stai compiendo un reato e….

La start up israeliana «Toka» fornisce ai governi occidentali un software in grado di accedere a tutte le telecamere di sorveglianza, di alterarne la realtà ripresa in tempo reale e persino quella del «passato» pescando le immagini archiviate nella memoria digitale e modificandole come desiderato. Il tutto senza lasciare, potenzialmente, alcuna traccia digitale. È il quotidiano Haaretz a svelare in una lunga inchiesta come funziona questo software — che sarebbe il primo al mondo — creato dalla società fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak e l’ex capo della divisione cibernetica dell’esercito del Paese ebraico Yaron Rosen.
Le funzionalità
Secondo il giornale israeliano la tecnologia fornita da «Toka» consente ai clienti di penetrare il sistema di videosorveglianza — di un edificio governativo, di un hotel, di una casa — e anche le webcam semplicemente selezionando l’area geografica che interessa. Una volta dentro è possibile osservare in diretta cosa succede davanti a queste videocamere, ma anche intervenire per mostrare quello che si vuole a chi quegli obiettivi li usa ufficialmente. Non solo. Stando ai documenti consultati da Haaretz chi usa questo software può anche accedere all’archivio video, individuare alcuni specifici momenti e cambiarli — sia il video che l’audio — per «nascondere attività di intelligence» durante le «operazioni».
I clienti
Il programma della start up israeliana può anche tracciare in tempo reale gli spostamenti di una macchina senza che nessuno se ne accorga. Sul suo sito ufficiale «Toka» spiega che i servizi vengono offerti soltanto alle forze armate, alle organizzazioni per la sicurezza nazionale, all’intelligence e alle forze dell’ordine «degli Stati Uniti e dei suoi più stretti alleati». Per il giornale israeliano i clienti sono — o sono stati — Israele, Usa, Germania, Australia, Singapore. Ma sulla mappa fornita dal pagina web della start up compare anche l’Italia, senza però fornire dettagli ulteriori. Nell’elenco ci sono anche Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Grecia, Canada.
Le criticità
Qualche giurista interpellato da Haaretz lancia l’allarme sul rischio che un video venga manipolato per incriminare cittadini innocenti, per difendere qualcuno tra gli 007 dalle accuse o per motivi politici. Sempre sul suo sito «Toka» spiega che la start up «esamina regolarmente l’elenco selezionato di Paesi, utilizzando valutazioni esterne su una serie di questioni tra cui le libertà civili, lo stato di diritto e la corruzione». «Rispettiamo e siamo regolamentati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e dall’Agenzia israeliana per il controllo delle esportazioni della difesa», prosegue la società.
Il caso «Pegasus»
Israele — in particolare l’area a nord di Tel Aviv centro di una start up valley della sicurezza — si sta rivelando sempre più il Paese che realizza la tecnologia più avanzata per gli 007 di tutto il mondo. I servizi segreti di diversi Stati cercano ancora di fermare l’impatto di «Pegasus», lo spyware che aggira le difese degli smartphone rubando foto, video, spostamenti, telefonate, password, registri di chiamata, post pubblicati sui social. Il programma può anche attivare telecamera e microfono dello smartphone. Ma allo stesso tempo si tenta di capire l’impatto di un altro software-spia, sempre «made in Israel» e chiamato «Predator».