22/06/24 MF: Italmobiliare ai raggi X. Dal pharma al caffè, ecco tutti i business su cui scommette Carlo Pesenti
di Fabio Pavesi
Dalla cessione di Italcementi otto anni fa la famiglia Pesenti ha creato un gruppo di investimenti diversificati, concentrato su aziende nazionali. Dalla holding ricche cedole ma quotazione a forte sconto sul nav
Dal cemento, su cui la famiglia ha fondato le sue fortune più che secolari, alla holding di partecipazioni sul modello dei grandi protagonisti del mercato, come Eurazeo o l’italiana Tip. Questo il percorso di una delle più rappresentative dinastie imprenditoriali del Paese, la famiglia bergamasca Pesenti.
Ora il timone della holding Italmobiliare è nelle mani di Carlo, figlio dello scomparso Giampiero e nipote del fondatore omonimo. La svolta da industriali del cemento a investitori di lungo termine nelle pmi è avvenuta nel 2016. La pluricentenaria Italcementi (controllata al 45% via Italmobiliare) fu venduta alla tedesca Heidelberg Materials (rilevando il 5,3% del capitale del compratore), che pagò 10,6 euro per azione con un premio del 70% sugli ultimi due mesi del prezzo di borsa, per un incasso di 877 milioni di euro.
Una svolta epocale
L’uscita dal cemento fu dolorosa sul piano emotivo-sentimentale, ma la famiglia strappò allora valutazioni molto appetibili, con un multiplo sull’ebitda di 10 volte, consapevoli che il business del cemento è molto ciclico e in cui contano le grandi dimensioni a livello globale. La liquidità è servita alla svolta epocale: niente rendite di posizione, ma il denaro fu investito su due fronti: quote importanti in pmi promettenti in più settori e private equity. Da allora Italmobiliare ha cambiato pelle e con successo visti i risultati portati a casa in poco meno di un decennio.
Crescita e solidità finanziaria
La recente trimestrale conferma un percorso all’insegna della crescita costante e della poderosa solidità finanziaria. A marzo il net asset value di Italmobiliare è salito a 2,216 miliardi pari a un nav per azione di 52,4 euro. Del resto, la holding di famiglia, di cui Carlo Pesenti possiede il 50,4%, viene da un 2023 da incorniciare. Il gruppo ha chiuso l’anno con un’impennata degli utili netti passati da 36 milioni del 2022 a 84 a fine anno.
Il forte incremento dell’ultima riga nei conti deriva dal buon andamento delle altre voci di bilancio, con il mol cresciuto dell’80% a 99 milioni, con un’incidenza su ricavi per 585 milioni, salita a sfiorare il 17% da poco più dell’11% del 2022. I risultati 2023 confermano la bontà del percorso intrapreso fin dal 2016. Operazione più che riuscita dato che il nav di Italmobiliare è passato da poco più di 1,5 miliardi di fine 2017 ai 2,2 attuali, avendo nel frattempo distribuito nel periodo 238 milioni di dividendi. Una creazione di valore di 900 milioni in sei anni con un incremento del valore netto degli asset passato da 37 euro per azione di fine 2017 ai 52,4 attuali.
Acquisizioni e disinvestimenti
Nel mezzo, da allora, una campagna di shopping e disinvestimenti che ha pagato. Prima con l’acquisizione dell’intero capitale di Clessidra (ex creatura di Claudio Sposito, che ha aperto la strada al mondo del private equity), poi con le singole aziende su mercati tra i più diversi. Risale al 2017 l’acquisizione del 40% del capitale di Tecnica Group, produttrice di scarponi da sci e abbigliamento sportivo. Nel 2018 è stata la volta di Caffè Borbone e della meccanica di Iseo. E a seguire altre aziende come il salumificio Capitelli, l’azienda energetica agn, il ramo salute e affini con l’officina farmaceutica Santa Maria Novella e la Casa della Salute, quindi Bene Assicurazioni. In mezzo anche le dismissioni: da Bravo Solution a Jaegger, acquisita e ceduta dopo solo due anni.
Un portafoglio diversificato
Un portafoglio variegato costruito nel tempo e che ora vale due terzi dell’intero attivo netto, con il private equity e gli altri investimenti finanziari che totalizzano intorno al 20% dell’intera torta. Il focus è sulla gestione del portafoglio imprese, dove Italmobiliare tende a prendere la maggioranza del capitale. Oggi il portfolio societario vede in testa Caffè Borbone, dove la finanziaria dei Pesenti governa con il 60%: è a bilancio a prezzo di 144 milioni a fronte di un fair value di 538 milioni, secondo Kepler. Mentre Tecnica, uno dei primi investimenti, che acquisì per 43 milioni, oggi ne varrebbe oltre 240 milioni. In portafoglio anche, con quote del 100%, Italgen e Sidi Sport e con quote tra l’85 e il 95% l’officina farmaceutica Santa Maria Novella, il salumificio Capitelli, Casa della Salute e Callmewine. Un portafoglio molto diversificato che vale da solo, secondo Kepler, oltre 1,3 miliardi per i quali sono stati spesi per lo shopping poco meno di 600 milioni. Gli investimenti in private equity e quelli puramente finanziari a fine 2023 varrebbero 440 milioni di euro.
Recenti dismissioni
Di recente Italmobiliare ha ceduto Agn Energia, in portafoglio dal 2019, con una plusvalenza di 40 milioni e prima ancora era stata ceduta la partecipazione in Florence Invest, anch’essa con una plusvalenza di 45 milioni. Vendite e incassi hanno portato la cassa netta del gruppo a sfiorare i 300 milioni e consentono di distribuire un dividendo straordinario quest’anno per 2,2 euro per azione, più quello ordinario che porta il dividendo a quota 3 euro per azione. E così Italmobiliare prosegue la sua storia di creazione di valore.
Performance e prospettive
Negli ultimi cinque anni il total shareholder return si è attestato vicino all’80%. A beneficiarne tutti i soci, a partire da quelli di controllo con la famiglia che detiene via Efiparind, storica scatola lussemburghese in cima alla catena societaria dei Pesenti, il 50,4% del capitale. Ma anche Mediobanca, azionista storico di Italmobiliare con quasi il 7% del capitale, ne beneficia.
Essendo una holding, il titolo in borsa subisce il classico sconto, che oggi è arrivato al 45% sul NAV. Italmobiliare capitalizza infatti 1,2 miliardi. Quindi spazio per salire in borsa secondo gli analisti ce ne sarebbe. Anche perché le partecipate hanno sfornato a loro volta ottimi conti. In particolare Caffè Borbone, dove Italmobiliare governa con il 60% delle quote e che l’anno scorso ha visto ricavi salire del 14% a 300 milioni con un margine industriale di 80 milioni. Borbone non solo ha elevata marginalità, ma ha cassa netta a disposizione. Anche l’officina farmaceutica Santa Maria Novella ha chiuso il 2023 con ricavi per 56 milioni e un Ebitda di 16 e con una leva finanziaria quasi inesistente. Più leva, con un rapporto tra Mol e debiti finanziari sopra le due volte e mezza, sono Iseo e Italgen. Così come Tecnica, che ha una leva più contenuta, di solo 1,7 volte e che ha visto però i ricavi in contrazione l’anno scorso del 4%.
Limiti e opportunità
Realtà solida e profittevole, la holding dei Pesenti, ma ha un punto di debolezza, che sarebbe la sua quasi esclusiva concentrazione sul mercato domestico. A questo si aggiunge, come si è visto, quello di dover passare sotto le forche caudine dello sconto holding, che resterà inevitabilmente, l’handicap di base del gruppo. Ma questo, piaccia o no, è lo scotto che pagano per ora tutte le società di partecipazioni quotate. (riproduzione riservata)