Uno guardo alle IPO prossime venture…




21/06/24 Il Foglio: Se Golden Goose non si quota più a Milano non è colpa delle elezioni

Milano. Oggi si sarebbe dovuta quotare alla Borsa di Milano la società Golden Goose. Produce sneakers di lusso o quasi (450 euro al paio, Jimmy Choo, tanto per fare un esempio, vende le sue scarpe considerate di gamma alta a 700 euro). Ha cambiato idea all’ultimo secondo spiegando che “il significativo deterioramento delle condizioni di mercato a seguito delle elezioni del Parlamento europeo e le prossime elezioni in Francia” hanno influenzato negativamente l’andamento del settore del lusso. Insomma, Golden Goose sarebbe stata vittima dell’instabilità politica in Europa dopo il voto del 7 giugno. O, almeno, questo è il messaggio che ha veicolato la società di proprietà del fondo di private equity Permira.
In un primo momento la spiegazione elettorale è apparsa plausibile anche perché non è la prima volta che condizioni avverse di mercato bloccano le ipo in Italia e in Europa – si è visto dopo le Torri Gemelli nel 2001, con la crisi del debito sovrano nel 2011-2012, con la pandemia nel 2020 e tutte le volte, anche in misura minore, che si sono verificate turbolenze che hanno prodotto come effetto un abbassamento dei prezzi e delle valutazioni delle società. Qualcuno, però, ha cominciato a farsi qualche conto considerato anche che la decisione di dare forfait è arrivata due giorni fa quando l’allarme sulle borse per il voto e le turbolenze sui listini di Parigi e Milano si era già affievolito. In più, per ammissione della stessa società, il business di Golden Goose continua ad andare bene. Cosa è successo allora?
In un articolo pubblicato sul sito Italia Informa, Alberto Franceschini Weiss, presidente di Ambromobiliare, uno dei più noti market advisor del settore delle ipo sul segmento Egm, quello delle piccole imprese, prova a fornire altre possibili spiegazioni che riflettono il tipico modo pragmatico di ragionare dei fondi di private equity (lui, però, parla di pura “avidità”). Il Foglio lo ha contattato per chiedergli come mai non crede alla versione di Golden Goose e se la mancata quotazione possa rappresentare un po’ un guaio per Borsa italiana, i cui dipendenti si preparano al primo sciopero della storia il 27 giugno. “Temo che quello delle elezioni europee sia un alibi – afferma – Premetto che non ho alcun interesse in questa situazione se non quello di capire come mai si è arenata una quotazione che poteva ridare slancio al mercato italiano dei capitali. Questa storia rischia di provocare un ulteriore danno di immagine alla nostra Borsa soprattutto considerando che c’era un importante operatore estero che aveva già prenotato 100 milioni di euro di azioni di Golden Goose”. Che idea si è fatto? “Dalle informazioni che ho raccolto, le ragioni possono essere due, una più di tipo finanziario e cioè che la valutazione attribuita dagli investitori a Golden Goose nella fase di collocamento sia stata considerata troppo bassa per le loro elevate ambizioni. La seconda, più di tipo imprenditoriale, è che l’andamento delle vendite non stia andando come previsto e che un eventuale risultato deludente del primo semestre avrebbe potuto far tracollare il titolo della società proprio nella fase del suo esordio a Piazza Affari”. In entrambi i casi, per Franceschini tutta questa storia confermerebbe che per i fondi di private equity la Borsa non è il giusto canale di smobilizzo dei loro investimenti quando detengono la maggioranza oppure la totalità del capitale come nel caso di Golden Goose. Permira, infatti, ha rilevato il produttore di sneakers nel 2023 da un altro fondo di private equity, Carlyle, il quale a sua volta l’aveva acquistata da Ergon Capital Partners III. Quest’ultimo, poi, l’aveva rilevata nel 2015 dai due fondatori, i giovani designer veneziani Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo. Dopo questo girotondo tra private equity, la società risulta indebitata per quasi 500 milioni secondo l’ultimo bilancio, cifra superiore al suo fatturato. “I private equity fanno così, comprano le aziende italiane in parte con fondi propri e in parte indebitandole, ma poi la quotazione non riduce quasi mai i debiti, il che ne frena le potenzialità di crescita diversamente da ciò che avviene, per esempio, con le imprese di proprietà dei fondi di venture capital, soprattutto quelli americani. Se parliamo poi di quotazioni, vanno meglio quando il socio di controllo è l’imprenditore che presenta al mercato una propria visione strategica”. Il ddl Capitali approvato dal governo può migliorare la situazione? “Il decreto va nella giusta direzione ma di capitali non se ne vedono proprio, le nostre imprese avrebbero bisogno di più investitori istituzionali italiani per svilupparsi e approdare in Borsa”.


19/06/24 MF: Golden goose posticipa l’ipo. «Condizioni di mercato inadatte per elezioni Ue». Non c’è una nuova data

Doveva essere venerdì prossimo alle 9.30 del mattino l’avvio delle contrattazioni a Piazza Affari per il gruppo guidato da Silvio Campara. Con una mail arrivata alle 22.30 viene annunciato il rinvio per sentiment non sufficientemente positivo

di TOMMASO PALAZZI

 

Il Forward store di Golden goose a Milano (courtesy Golden goose)
Il Forward store di Golden goose a Milano (courtesy Golden goose)

Colpo di scena. Golden goose rinvia il collocamento. «Il significativo deterioramento delle condizioni di mercato a seguito delle elezioni del Parlamento europeo di questo mese e la convocazione delle elezioni politiche in Francia hanno avuto un impatto sulla performance dei mercati europei e, in particolare, sul settore del lusso. In questo contesto, le attività di Golden goose continuano a registrare buone performance», spiega un asciutto comunicato che arriva in inglese da Londra. I portavoce italiani sentiti da MFF confermano la notizia shock.

Nell’ambito del processo di ipo, la società ha avviato un ampio dialogo con gli investitori. «L’accoglienza della notizia è stata molto positiva, con un forte sostegno da parte di tutta la comunità degli investitori, compreso quello di Invesco che ha agito da caposaldo con una domanda di 100 milioni di euro. Il book di domanda è stato coperto in tutta la gamma di prezzi fin dalla prima ora di bookbuilding ed è ben sovrascritto in tutta la gamma», ricorda la società.

Il marchio leader all’intersezione tra i settori del lusso, del lifestyle e dello sportswear, specializzato nel design, nell’approvvigionamento e nella distribuzione di sneakers, ready-to-wear e accessori, annuncia il rinvio della sua offerta pubblica iniziale a causa della volatilità del mercato europeo.

Tuttavia, «Il management e gli azionisti sono sempre stati determinati a garantire un’ipo di successo per tutti gli stakeholder, con una performance forte e sostenibile nel mercato successivo, e ritengono che l’attuale contesto di mercato non sia l’ambiente giusto per portare la società in borsa. La quotazione in borsa di Golden goose sarà rivalutata a tempo debito».

Dopo aver raccolto ordini superiori a quattro volte l’offerta, gli advisor dell’ipo hanno evidentemente suggerito prudenza al maggior azionista Permira, dopo aver fissato il prezzo a 9,75 euro, nella parte bassa della forchetta di 9,5 -10,5 euro.

Il gruppo di luxury sneaker guidato da Silvio Campara avrebbe dovuto quotare a Piazza Affari il 30% del capitale (e una greenshoe del 4,5%) pari a una capitalizzazione, debiti compresi, di 2,3 miliardi, il debutto era atteso per venerdì 21.

Tante richieste dai fondi di investimento
Oltre a Invesco, che aveva prenotato titoli per 100 milioni di euro, c’erano numerosi investitori istituzionali italiani, tedeschi, inglesi e americani pronti a farsi avanti. Ma tra i fattori che hanno messo in dubbio l’operazione le richieste avanzate da parte degli investitori speculativi, che hanno coperto circa tre volte l’offerta.
In un momento in cui gli altri rivali del settore come Moncler si allontano dai massimi, Permira nel dubbio di portare avanti un’Ipo che poteva rivelarsi di scarso successo ha preferito rinviare a tempi migliori. Il fondo di private equity è rimasto scottato dalla parabola di Dr Martens, che dopo il collocamento del 2021 a Londra, ancora viaggia ampiamente sotto i prezzi dell’ipo. (riproduzione riservata)


19/06/26 Corriere del Veneto: la coppia che ha creato Golden Goose

VENEZIA Hanno fatto della riservatezza la cifra della loro notorietà: Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo, compagni nella vita e soci affiatati nel lavoro, lasciano pochissime tracce di sé nello scintillante mondo della moda. Curioso per due designer che hanno trasformato delle scarpe vintage in un prodotto di altissimo lusso, da cinquecento euro al paio. Correva l’anno 2000 quando i due giovani, originari dell’entroterra veneziano, hanno dato ascolto alla voglia di creare qualcosa di nuovo. Come tanti progetti d’impresa, anche il loro è nato in un garage trasformato in ufficio, dando forma e sostanza alla propria creatività e ideando oggetti di lusso.
Così nasceva Golden Goose. Radici veneziane, dunque, e californian dream. È infatti a Los Angeles, tra Venice Beach con le sue piste da skateboard e Pasadena (sede di Rose Bowl, il più antico mercato delle pulci della città) che Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo si sono ispirati, così come tanti altri creativi di tutto il mondo. E lo stesso vale per la futuristica Tokyo. Così è cresciuto il brand, tra svolte e salti in avanti. Come nel 2007 quando è nata la Super-Star, la sneaker di lusso dalla pelle invecchiata con l’iconica stella. L’anno successivo l’inaugurazione della sede aziendale, appunto, a Marghera. Nella città della chimica e della cantieristica, tra un groviglio di strade, binari e canali dove la poesia dell ’a rc hitet t ura industriale evoca un’epoca che sembra ormai alle spalle. In una vecchia fonderia industriale in via dell’Atomo, ben presto allestita con gli oggetti accumulati durante i numerosi viaggi, hanno individuato la propria dimora i fondatori di Golden Goose. Un’impresa distante anni luce il sogno di Giuseppe Volpi di Misurata. E a ben guardare, l’effetto è stato quello dell’Araba Fenice: dove declina la grande industria fiorisce un’azienda del lusso che vale quasi due miliardi di euro.La crescita è avvenuta attraverso una successione senza precedenti di operazioni finanziarie, perfezionate sempre moltiplicando il valore dell’azienda. Nel 2013 l’ingresso di Style Capital, due anni più tardi l’arrivo del fondo belga Ergon, poi Carlyle nel 2017, infine Permira nel 2020. Fino al raggiungimento, nell’esercizio 2023, di 587 milioni di euro di ricavi (in crescita del 18% rispetto all’anno precedente) e di un Ebitda adjusted di 200 milioni di euro (+19%). Con una presenza diffusa in Asia Pacifica, Europa, Medio Oriente e America, attraverso 191 punti vendita complessivi. Ora, controllata dal fondo di private equity Permira, la creatura nata a Marghera dal sogno di Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo, che quindi non sono più da anni gli azionisti di controllo, è pronta per il debutto alla Borsa di Milano che avverrà nella giornata di venerdì. Il prezzo dell’Ipo, secondo indiscrezioni, sarebbe stato fissato a 9,75 euro per azione (in una forchetta di prezzo che andava da 9,5 a 10,5 euro per azione). Ma il valore finale dell’offerta è atteso per oggi.
Nel frattempo, dopo l’avventura di Golden Goose, la passione della coppia per il design e il desiderio di creare sempre qualcosa di nuovo hanno «trovato casa» a Venezia. Dove lo storico palazzo Ca’ da Mosto sul Canal Grande è stato trasformato nell’hotel di lusso The Venice Venice, in pochi anni affermatosi tra i più luoghi più glamour della città lagunare. Difficilmente negli anni Duemila i due avrebbero potuto immaginare quella che sarebbe diventata la loro avventura imprenditoriale. Chi li ha conosciuti da giovani, racconta una coppia affiatata, nel lavoro e nella vita, appassionata di viaggi. Una spensieratezza che si traduceva, allora, in uno stile distintivo. Dal capello lungo, all’outfit creativo che non passava mai inosservato. Del resto, leggenda vuole che Alessandro e Francesca si scambiassero i vestiti ignorando i ruoli di genere. Durante tutto questo tempo, i fondatori di Golden Goose hanno continuato a mantenere un profilo discreto. Amici e collaboratori riconoscono nella coppia, che ha due figli, tratti di generosità e di ricerca spirituale. Ma mai esibiti. E se il brand da loro fondato si distingue per lo stile under statement – un modo di vestire sottotono, che tende a far apparire più modesto lo status sociale – non è difficile riconoscere in Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo i suoi creatori.


12/06/24 Corriere della Sera: ipo Golden Goose


11/06/24 Euronews: Le azioni di Raspberry Pi aumentano di oltre un terzo al debutto sul mercato londinese

Il segno e il logo della Borsa di Londra sono visti a Londra, mercoledì 28 gennaio 2009.

Di Indrabati Lahiri

Anche se Raspberry Pi ha visto un impressionante interesse per la sua IPO finora, con il suo prezzo delle azioni che è salito subito dopo il lancio, i pericoli di un crollo post-IPO, come Deliveroo, rimangono un rischio.

Il produttore britannico di microcomputer Raspberry Pi ha lanciato la sua offerta pubblica iniziale (IPO) oggi alla Borsa di Londra (LSE) dopo aver valutato le sue azioni a 280p.

Per ora, è consentito solo il trading condizionale, il che significa che solo alcuni investitori selezionati saranno in grado di negoziare le azioni della società, con la maggior parte degli investitori al dettaglio che dovranno aspettare fino a venerdì 14 giugno, quando il trading si apre per tutti.

Dopo l’IPO, tuttavia, le azioni di Raspberry Pi sono salite fino a 392p, con la società che ha rivelato che sperava in una valutazione di circa 541,6 milioni di sterline (642,48 milioni di euro).Il lettore video sta attualmente riproducendo un annuncio.

Il gruppo con sede a Cambridge ha dichiarato sul suo sito web: “Questo è un momento spartiacque per Raspberry Pi e l’inizio di una nuova fase nella nostra evoluzione: l’accesso al mercato pubblico ci consentirà di costruire più prodotti che ami, più velocemente. E il denaro raccolto dalla Raspberry Pi Foundation nell’IPO sosterrà le sue ambizioni di impatto globale nel suo secondo decennio”.

Per quanto riguarda la decisione dell’azienda di quotare alla Borsa di Londra, Eben Upton, l’amministratore delegato (CEO) di Raspberry Pi ha dichiarato, come riportato da This is Money, “La qualità delle interazioni durante il processo di marketing ha sottolineato la nostra convinzione che Londra abbia il giusto calibro e sofisticazione dell’investitore per sostenere aziende tecnologiche in crescita e ambiziose come Raspberry Pi.

“La reazione che abbiamo ricevuto è un riflesso del team di livello mondiale che abbiamo assemblato e della forza della comunità fedele con cui siamo cresciuti”.

L’IPO di Raspberry Pi è stata una spinta per il mercato azionario del Regno Unito, che ha visto un certo numero di società come Flutter Entertainment, Tui, Shell e CRH annunciare che stavano pensando di trasferirsi recentemente nei mercati azionari statunitensi.


28/05/24 Cosa significa un’IPO per la Raspberry Pi Foundation?

Il 22 maggio 2024, abbiamo annunciato che intendiamo quotare la filiale commerciale della Fondazione, Raspberry Pi Ltd, sul mercato principale della Borsa di Londra. Questo è chiamato Initial Public Offering (IPO).

Il processo di IPO è – giustamente – altamente regolamentato e le informazioni sulla società e sulla potenziale quotazione possono essere trovate sul portale degli investitori sul sito web di Raspberry Pi Ltd. Se è quello che stai cercando, vai lì.

In questo post del blog, voglio spiegare cosa significherebbe un’IPO di Raspberry Pi Ltd per la Raspberry Pi Foundation.

Una storia di due Raspberry Pis

La Raspberry Pi Foundation è stata fondata nel 2008 come ente di beneficenza educativo con sede nel Regno Unito. I nostri co-fondatori volevano ispirare più giovani a esplorare le gioie della codifica e della creazione con la tecnologia, con l’obiettivo di aumentare sia il numero che la diversità dei bambini che scelgono di studiare informatica e ingegneria.

La loro idea era quella di creare un computer programmabile a basso costo che potesse riaccendere parte dell’eccitazione suscitata nelle giovani menti all’inizio della rivoluzione del personal computing da piattaforme come BBC Micro e ZX Spectrum (per inciso anche inventate a Cambridge, Regno Unito).

Raspberry Pi Ltd è stata costituita nel 2012 come filiale commerciale della Fondazione ed è responsabile di tutti gli aspetti della progettazione, produzione e distribuzione dei computer Raspberry Pi e delle tecnologie associate. È sempre stata una società commerciale, anche se inizialmente interamente di proprietà di un ente di beneficenza.

Studenti in un'aula di informatica.

È abbastanza comune per gli enti di beneficenza del Regno Unito avere filiali che gestiscono le loro attività commerciali. La guida del regolatore, la Charity Commission, spiega che aiuta a proteggere i beni dell’ente di beneficenza e assicura che l’ente di beneficenza benefici di sgravi fiscali sui profitti generati dalle attività commerciali e utilizzati per promuovere gli obiettivi dell’ente di beneficenza.

Quindi Raspberry Pi è praticamente sempre stata una storia di due organizzazioni: la Fondazione, che è un ente di beneficenza, e Raspberry Pi Ltd, che è una società commerciale. Mentre siamo organizzazioni legalmente e praticamente separate, siamo uniti da una missione di democratizzare l’informatica e da una serie di valori che riflettono la comunità di produttori, ingegneri ed educatori che sono sempre stati una parte così centrale della storia del Raspberry Pi.

Informatica per tutti

Negli anni successivi al lancio del primo computer Raspberry Pi nel 2012, Raspberry Pi Ltd ha continuato a innovare ed espandere la sua gamma di prodotti, evolvendosi in un fornitore leader di computer a scheda singola ad alte prestazioni e tecnologie associate per usi industriali e incorporati, nonché per appassionati ed educatori, nei mercati di tutto il mondo. Per ulteriori informazioni sull’azienda e su tutto ciò che ha raggiunto, dovresti dare un’occhiata al portale degli investitori.

In un'aula di informatica, due bambini piccoli guardano lo schermo di un computer.

Per me, una delle cose più importanti di un computer Raspberry Pi è che i bambini stanno imparando a programmare sulla stessa piattaforma utilizzata dai principali ingegneri e scienziati del mondo. Non è un giocattolo, anche se è molto divertente.

Fondamentalmente, l’impegno per l’informatica a basso costo che era al centro dell’ethos fondatore di Raspberry Pi rimane invariato ed è stato sancito in un accordo giuridicamente vincolante tra la Fondazione e la società. Ciò significa che Raspberry Pi produrrà sempre computer general-cost che possono essere utilizzati per l’insegnamento e l’apprendimento.

Nello stesso periodo, la Fondazione ha innovato e ampliato i suoi prodotti educativi e le sue esperienze di apprendimento al punto che siamo ora ampiamente riconosciuti come uno dei principali contributori del mondo alla democratizzazione dell’educazione informatica.

Tre studenti e un educatore fanno un'attività di calcolo fisico.

Creiamo curricula e risorse di classe che vengono utilizzati nelle scuole di tutto il mondo, coprendo tutto, dalle competenze digitali di base all’informatica e all’alfabetizzazione AI. Forniamo uno sviluppo professionale di alta qualità per gli insegnanti e costruiamo strumenti software che riducono le barriere, risparmiano tempo e migliorano i risultati di apprendimento. Sosteniamo anche la più grande rete al mondo di club di codifica gratuiti e ispiriamo i giovani a diventare creativi con la tecnologia attraverso vetrine e sfide. Tutto questo è completamente gratuito per insegnanti e studenti ovunque si trovino nel mondo.

Stiamo anche avanzando il campo dell’educazione informatica intraprendendo ricerche originali e traducendo in pratica le prove di ciò che funziona.

Giovani a un laptop in una sessione di club.

È importante sottolineare che la Fondazione è dispositiva e non disinessa alla piattaforma. Ciò significa che, mentre i computer Raspberry Pi danno un enorme contributo alla nostra missione educativa, non è necessario utilizzare un computer Raspberry Pi per interagire con le nostre esperienze e risorse di apprendimento.

La prossima fase di crescita e impatto

L’IPO proposta mira a garantire la prossima fase di crescita e impatto sia per la Fondazione che per la società commerciale.

Ad oggi, Raspberry Pi Ltd ha donato quasi 50 50 dollari dai suoi profitti alla Fondazione, che abbiamo usato per far progredire la nostra missione educativa combinata con oltre 60 60 di dollari in finanziamenti dalla filantropia, dalla sponsorizzazione e dai contratti per servizi educativi.

Tre studentesse alla Coding Academy di Telangana.

Poiché l’azienda ha continuato a crescere, ha avuto bisogno di capitale circolante e finanziamenti per investire nell’innovazione e nello sviluppo del prodotto. Negli ultimi anni questo è venuto principalmente dai profitti trattenuti. La quotazione di Raspberry Pi Ltd su un mercato pubblico consentirà alla società di raccogliere capitale aggiuntivo attraverso l’emissione di nuove azioni, il che porterà a una portata più ampia, a un maggiore impatto e, in definitiva, alla creazione di più valore a beneficio di tutti gli azionisti, compresa la Fondazione.

Dal punto di vista della Fondazione, un’IPO ci offre la possibilità di vendere alcune delle nostre azioni per raccogliere fondi per finanziare un’espansione sostenibile delle nostre attività educative. In parole povere, invece di ricevere una quota dei profitti dell’azienda ogni anno, convertiremo parte della nostra partecipazione azionaria in una dotazione che useremo per finanziare i nostri programmi educativi.

Cosa succede dopo l’IPO?

Supponendo di procedere con l’IPO, quella che ora è Raspberry Pi Ltd diventerà una società pubblica che negozia le sue azioni sul mercato principale della Borsa di Londra.

Un'aula di giovani studenti e un insegnante ai computer portatili

La Fondazione rimarrà un azionista significativo e continueremo a condividere il marchio Raspberry Pi. Saremo coinvolti nel processo decisionale sulla stessa base di tutti gli altri azionisti. Il nostro obiettivo sarà quello di sostenere l’azienda ad avere il maggior successo possibile nella sua missione di rendere l’informatica accessibile e accessibile a tutti.

La Fondazione utilizzerà tutti i fondi che raccogliamo attraverso la vendita di azioni all’IPO – o successivamente – per far avanzare la nostra ambiziosa strategia globale per consentire a ogni giovane di realizzare il suo pieno potenziale attraverso la potenza dell’informatica e delle tecnologie digitali.

Un giovane usa un computer.

La partnership continuerà ad essere al centro della nostra strategia e lavoreremo a stretto contatto con le imprese, le fondazioni e i governi per garantire che il nostro lavoro raggiunga il maggior numero possibile di insegnanti e giovani. La nostra ambizione è che circa il 50% delle nostre attività sia finanziato dalla dotazione e il 50% attraverso partnership e donazioni, permettendoci di raggiungere molti più insegnanti e studenti combinando le nostre risorse e competenze con quelle dei molti partner che condividono la nostra missione.

Creare un’eredità duratura

Qualunque cosa accada con l’IPO, Raspberry Pi ha già avuto un enorme impatto sul mondo. È stato un enorme privilegio far parte del viaggio finora, e sono estremamente entusiasta del potenziale di questa prossima fase.

Voglio rendere omaggio a tutti i nostri co-fondatori per averci fatto partere in questa grande avventura, e in particolare a Jack Lang, che purtroppo è morto all’inizio di questo mese. Jack ha dato un contributo eccezionale e unico alla storia del Raspberry Pi, e merita di passare alla storia come una delle figure più significative nell’educazione informatica nel Regno Unito. So che avrebbe condiviso la mia eccitazione per questo prossimo capitolo della storia di Raspberry Pi.

Con il ritmo dei progressi tecnologici in campi come l’IA, la nostra missione non è mai stata così vitale. Abbiamo il potenziale per avere un impatto positivo sulla vita di decine di milioni di giovani che altrimenti potrebbero perdere l’opportunità di cambiare il mondo in meglio attraverso la tecnologia.



01/06/24 IPO Golden Goose

da Milano Finanza: Vi spiego perché Golden Goose sbarca a Piazza Affari. Parla l’ad Campara

di Andrea Cabrini

Golden Goose si prepara alla borsa, dove sbarcherà a breve con una valutazione da unicorno. Tra gli atout del brand delle sneakers, dice l’ad Campara, la possibilità di personalizzare e riparare i prodotti comprati 

«Là fuori ci sono milioni di ragazzi che non vedono l’ora di entrare nel mondo del lusso e di farlo attraverso le sneakers. Dopo 24 anni di viaggio incredibile, che ha visto tantissime persone contribuire al nostro sogno, ci sentiamo ancora all’inizio. Io continuerò a investire e il fondo Permira manterrà una quota dopo l’ipo». 

Silvio Campara è entrato in Golden Goose nel 2013 e ne è ad da sei anni. Parla con la passione di un fondatore, ma è il top manager scelto dai fondi che ha portato il marchio della stella spezzata, che simboleggia la bellezza dell’imperfezione, da 266 milioni di fatturato nel 2020 ai 587 del 2023. Ora l’obiettivo è arrivare a un miliardo entro il 2029 e farlo passando da Piazza Affari, operazione che potrebbe avvicinarsi al miliardo di euro. Nella prima intervista concessa a ClassCnbc da Londra, pochi minuti dopo l’annuncio dell’ipo, Campara ha spiegato strategia e struttura della operazione, che prevede un flottante minimo del 25%, più una tranche da 100 milioni di aumento di capitale. Obiettivo primario è la riduzione del debito, con l’estinzione anticipata delle costose obbligazioni senior a tasso variabile 2027 emesse tre anni fa per finanziare il buyout, e altre passività legate a una linea di credito revolving. 

Domanda. Campara, cosa cerca Golden Goose in Borsa?

Risposta. Con Permira negli ultimi quattro anni abbiamo vissuto il dramma del Covid e un mercato in continuo cambiamento, ma siamo riusciti a raddoppiare i ricavi, migliorare la marginalità, più che raddoppiare il numero dei negozi e verticalizzare il gruppo comprando le nostre prime due fabbriche. Questa ipo non è altro che l’inizio di un nuovo ambizioso viaggio, in cui speriamo di poter a dare il benvenuto a nuovi incredibili investitori. 

D. Il mercato ragiona su una valutazione di impresa tra 2,5 e 3,5 miliardi. Voi che obbiettivo vi siete dati?
R. Lascerei il compito di definirlo al lavoro tra domanda e offerta che avverrà nelle prossime settimane. Quello che posso dire è che c’è una grande aspettativa, che creerà il miglior valore per i nostri investitori. 

D. Come cambierà l’assetto di Golden Goose post quotazione?

R. Continuerò a investire assieme a tutti i miei ragazzi: la nostra storia non è fatta da un solo imprenditore, ma da tutti coloro che insieme a me rendono questo sogno sempre più grande. Permira per ora resta, fino a che non si avvierà all’uscita, con i tempi e le modalità che riterrà opportuni. 

D. Le quotazioni di questi anni nel vostro settore hanno avuto fortune diverse. Birkenstock è piaciuta agli investitori, Doctor Martens, dal debutto è solo scesa. Voi come pensate di posizionarvi?

R. Quello che conta è ciò che pensano gli investitori. Secondo me adorano investire in storie belle e uniche come la nostra: non siamo solo una azienda di calzature e abbiamo un posizionamento del marchio diverso. In questi nove mesi di preparazione alla quotazione l’ho raccontata a oltre cento investitori e ho raccolto reazioni di grande interesse, proprio per la particolarità di una storia unica e speciale. 

D. La domanda per il lusso accessibile, però, sembra in frenata.

R. Non ci preoccupa: Golden Goose è stata tra le primissime aziende a capire, undici anni fa, che era il momento di passare dal mondo transazionale a quello emozionale. Significa che il consumatore non andava più tenuto a distanza, ma incluso in quello che abbiamo di più prezioso: il processo creativo. Così oggi non abbiamo un solo designer, ma un milione e mezzo di designer: i nostri ‘dreamer’, la nostra community. Ogni giorno, quando entrano nei nostri negozi – playground di creatività – hanno la possibilità di rendere ognuno dei prodotti il loro prodotto. 

D. La differenza la fa anche il prezzo: che viaggia tra i 400 e i 600 euro. È sostenibile per il vostro target?

R. Tema relativo: se fossimo un brand sportswear sarebbe un posizionamento caro, di lusso. Ma nel vero mondo del lusso siamo decisamente accessibili. I nostri prezzi sono la metà di quelli dei competitor. Siamo l’unico marchio che consente di personalizzare e riparare i prodotti, e si prende cura del cosiddetto ‘end of life’. Nei nostri negozi puoi riparare le tue scarpe, anche quelle di altri brand. Questo aspetto è diventato cruciale: riguarda la durabilità e sostenibilità dei prodotti, ed è stato molto apprezzato dai clienti. Per ora coinvolge otto negozi del mondo ma, dato il successo, tra poco diventerà anche digitale. 

D. Quando vi vedremo suonare la campanella in Borsa?

R. A breve. Molto presto annunceremo la data d’Ipo. (riproduzione riservata) 


16/05/24: IPO Raspberry

non guardo dati analisi previsioni: io queste azioni le sottoscrivo quale tributo alla fondazione che tanto si è prodigata per diffondere la cultura informatica grazie ai suoi PC su scheda a prezzi popolarissimi

La startup di calcolo sostenuta da Sony si dirige verso una rara IPO nel mercato azionario di Londra

PUNTI CHIAVE

  • Raspberry Pi, che produce minuscoli computer single-board, sta prendendo in considerazione un’offerta pubblica iniziale sul mercato principale della Borsa di Londra.
  • L’IPO è una vittoria per il mercato azionario di Londra, che ha lottato per attirare società tecnologiche ad alta crescita.
  • A settembre, il chip designer britannico Arm ha tenuto la sua quotazione sul Nasdaq di New York, in un duro colpo al tentativo di Londra di attirare grandi elenchi tecnologici.
Un computer a scheda singola Raspberry Pi 2 Model B.

Un computer a scheda singola Raspberry Pi 2 Model B.

La startup britannica di calcolo Raspberry Pi mercoledì ha detto che prevede di quotare a Londra, in una rara vittoria per il mercato azionario del Regno Unito.

Raspberry Pi, che produce minuscoli computer single-board, sta prendendo in considerazione un’offerta pubblica iniziale sul mercato principale della Borsa di Londra. la società ha detto che prevede di pubblicare un documento di registrazione per fare informazioni sulla sua attività come parte del processo di IPO.

L’IPO è una vittoria per il mercato azionario di Londra, che ha lottato per attirare società tecnologiche ad alta crescita. Una sfilza di importanti aziende tecnologiche del Regno Unito hanno scelto New York rispetto a Londra per le loro inserzioni nell’ultimo anno.

Progettista di chip britannico ARM quotata nel settembre 2023 sul Nasdaq di New York, in un duro colpo all’offerta di Londra di attirare grandi gruppi tecnologici. Più recentemente, il pioniere britannico della tecnologia al dettaglio Ocado ha affrontato le richieste degli investitori per spostare la sua quotazione da Londra a New York, secondo il Sunday Telegraph.

Sky News ha riferito martedì che Klarna sta guardando New York come sede preferita per un’IPO molto attesa prevista per l’inizio del 2025. Un portavoce di Klarna ha detto che la società non ha nulla da condividere sulla posizione di un’eventuale IPO.

L’IPO funge da opportunità per la Raspberry Pi Foundation, l’azionista di maggioranza dell’azienda e un ente di beneficenza che promuove lo studio dell’informatica, di raddoppiare il suo “lavoro eccezionale per consentire ai giovani di realizzare il loro potenziale attraverso il potere dell’informatica“, ha affermato il CEO e fondatore di Raspberry Pi Eben Upton.

Raspberry Pi produce l’iconica linea di piccoli computer single-board con lo stesso nome, che hanno all’incirca le dimensioni di una carta di credito e sono stati utilizzati per costruire di tutto, dai palloncini ad alta quota ai piccoli sottomarini radiocomandati.

L’azienda è sostenuta dal gigante giapponese dell’elettronica di consumoSonye il progettista britannico di chip Arm.

Upton ha fondato Raspberry Pi nel 2012 per rendere l’informatica più accessibile ai giovani, guadagnando trazione tra hobbisti e insegnanti dai primi giorni. Da allora l’azienda è diventata un’azienda molto più grande, con vendite di 60 milioni di unità in oltre 70 paesi fino ad oggi. Circa il 72% delle vendite unitarie dell’azienda proviene da clienti commerciali che incorporano i suoi prodotti in fabbriche o dispositivi di consumo.

Raspberry PI ha dichiarato mercoledì di aver registrato ricavi per 265,8 milioni di dollari nell’anno conclusosi a dicembre 2023, con utili rettificati prima di interessi, tasse, ammortamenti e ammortamenti che raggiungono i 43,5 milioni di dollari.


26/04/24 Barron’s: L’IPO dell’operatore di crociera Viking sembra un vincitore

L’azienda ha costruito una nicchia nelle crociere di lusso più esclusive rispetto alle linee del mercato di massa. Pensa ai quartetti d’archi, non al formaggio d’archi.

DaAndrew BarySegui

Viking Cruises ha trasformato i viaggi fluviali europei in un’attività redditizia rivolgendosi alla folla del Masterpiece Theater, ricchi turisti americani più anziani interessati alla cultura, all’arte e alla storia.

La società madre della compagnia di crociera, Viking Holdings, prevede di renderla pubblica la prossima settimana. L’IPO potrebbe generare un’accoglienza positiva da parte degli investitori a causa della redditività dell’azienda, della nicchia di fascia alta e delle prospettive di crescita.

Viking prevede di vendere 44 milioni di azioni in una fascia di prezzo da 21 a 25 dollari, che raccoglierebbe 1 miliardo di dollari e valuterebbe la società a circa 10 miliardi di dollari sulla base di 431 milioni di azioni in circolazione, secondo il suo prospetto . Il collocamento dovrebbe avvenire il 30 aprile e iniziare a essere scambiato il 1° maggio. Il titolo sarà scambiato sul NYSE sotto il ticker VIK. I sottoscrittori includono BofA Securities, J.P. Morgan, UBS e Wells Fargo.

La compagnia gestisce 92 navi, tra cui 58 delle sue esclusive navi piatte e lunghe che ospitano 190 passeggeri ciascuna che percorrono fiumi europei come la Senna, il Reno e il Danubio. Lo slogan dell’azienda è “Esplorare il mondo in tutta comodità”.

L’esperienza di Viking è l’antitesi del divertimento alcolico commercializzato dalle grandi compagnie di crociera sulle loro enormi navi. Non sono ammessi bambini sotto i 18 anni sulle navi e non ci sono casinò a bordo.

Fondata nel 1997, Viking è diventata sinonimo di viaggi fluviali europei a causa in parte di un marketing astuto. Ha sponsorizzato il Masterpiece Theater della PBS, inclusa la serie di successo Downton Abbey. L’azienda si è diversificata nel mercato oceanico del lusso nel 2015 e ora è leader in quel settore.

La società ha avuto 4,7 miliardi di dollari di entrate nel 2023, in aumento di quasi il 50% rispetto al 2022, e ha guadagnato un pro forma di 56 centesimi per azione esclusi i fattori speciali. A metà della fascia di prezzo, l’azienda sarebbe valutata a un elevato 41 volte i suoi guadagni pro forma del 2023.

Ma l’azione sembra ragionevole in base al flusso di cassa libero. È valutato a circa 10 volte il miliardo di dollari di flusso di cassa libero che ha generato l’anno scorso. Utilizzando un’altra metrica, l’azienda è valutata a circa 13 volte i suoi guadagni del 2023 prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti, o Ebitda. Viking ha meno di 4 miliardi di dollari di debito netto.

Viking ha pubblicato alcuni dati finanziari del primo trimestre nel suo prospetto che hanno mostrato un miglioramento rispetto allo stesso periodo nel 2023. Le entrate di 715 milioni di dollari al centro di un intervallo sono aumentate del 14% rispetto al periodo dell’anno scorso e la sua perdita operativa si è ridotta a 80 milioni di dollari al punto medio dell’intervallo, rispetto a una perdita di 116 milioni di dollari nel primo trimestre del 2023. Il primo trimestre è stagionalmente debole, con l’azienda redditizia nel secondo e terzo trimestre dell’anno.

Il mercato del lusso è caldo, con gli investitori che gravitano verso azioni comeFerrari  e Hermès. L’azienda si definisce l’unica “linea di crociera pubblica di lusso a puro gioco”.

L’offerta pubblica iniziale rappresenterà un punteggio per il CEO, presidente e fondatore Torstein Hagen e per gli investitori TPG e il Canada Pension Plan Investment Board.

Prima dell’IPO, Hagen possedeva circa il 54% della società, con TPG e CPP a circa il 21% ciascuno. Nell’IPO, la società venderà 11 milioni di azioni e TPG e CPP per un totale di 33 milioni.

Viking ha trasportato circa 650.000 passeggeri nel 2023, che hanno pagato una media di oltre 7.000 dollari per viaggio contro circa 2.000 dollari per il leader del settore delle compagnie di crociera Carnival che è una società per lo più sul mercato di massa. Viking si rivolge a viaggiatori, per lo più americani, che hanno 55 anni o più e che sono interessati alla cultura, all’arte, alla musica, alla storia e alla scienza. si rivolge a quelle che chiama “persone pensanti”.

Viking afferma di avere il 51% del mercato dei battelli fluviali per i turisti nordamericani. Nel 2015, ha avviato una divisione di crociera oceanica e ora ha una quota leader del settore del 26%.

In una presentazione disponibile sul sito web RetailRoadshow , Hagen ha detto che Viking ha confutato l’opinione dell’industria che è “di difficile fare soldi su navi più piccole”. Le barche fluviali di Viking sono più grandi di quelle di molti dei suoi concorrenti, il che consente più passeggeri e redditività.

L’azienda vede un notevole potenziale di crescita nei prossimi anni, con 18 nuove barche fluviali e sei navi oceaniche da consegnare fino al 2028. Parte della sua strategia è quella di gestire navi fluviali identiche e navi oceaniche per semplificare il marketing e la manutenzione.

Le sfide per Viking includono la crescente concorrenza nel mercato fluviale europeo, con alcuni rivali che offrono ciò che propagandano come un’esperienza più esclusiva di Viking. Lo specialista di viaggi Tauck, ad esempio, nota sul suo sito web che le sue barche fluviali non trasportano più di 130 ospiti.

Ci sono solo così tanti fiumi europei da sperimentare. La crescita di Viking potrebbe provenire dai suoi viaggi oceanici incentrati sull’Europa (per lo più sul Mediterraneo e sul Mar Baltico) e sull’Antartide. I viaggi fluviali stanno crescendo su corsi d’acqua come il Mississippi negli Stati Uniti e il Mekong nel sud-est asiatico.

Manteniamo una chiara attenzione sul nostro gruppo di clienti più rilevante: i viaggiatori di lingua inglese di età pari o superiore a 55 anni, che hanno il tempo, il denaro e il desiderio di esplorare il mondo”, ha scritto Hagen nel prospetto. Quella strategia ha funzionato e Viking potrebbe essere ricompensata per questo quando sarà presto pubblica.


12/03/24 Financial Times: Telegram andrà in borsa

Telegram ha 900 mn di utenti e si sta avvicinando alla redditività, secondo il proprietario dell’app di messaggistica segreta, mentre la società si avvicina a una potenziale quotazione del mercato azionario di successo.

Pavel Durov ha detto al Financial Times che Telegram, con sede a Dubai, era cresciuta fino a diventare una delle app di social media più popolari al mondo, guadagnando “centinaia di milioni di dollari” in entrate dopo aver introdotto servizi pubblicitari e di abbonamento premium due anni fa.

“Speriamo di diventare redditizi l’anno prossimo, se non quest’anno”, ha detto il fondatore nato in Russia nella sua prima intervista pubblica dal 2017. Ha aggiunto che la piattaforma ha 900 mn di utenti attivi mensili, rispetto ai 500mn all’inizio del 2021. Durov, che possiede pienamente Telegram, ha detto che alla società “sono state offerte valutazioni di oltre 30 miliardi di dollari” da potenziali investitori, inclusi “fondi tecnologici globali in fase avanzata”, ma ha escluso di vendere la piattaforma mentre esplora una futura offerta pubblica iniziale.

“Il motivo principale per cui abbiamo iniziato a monetizzare è perché volevamo rimanere indipendenti”, ha detto. “In generale, vediamo il valore in [un’IPO] come un mezzo per democratizzare l’accesso al valore di Telegram”.

Una volta sede della comunità di criptovalute a ruota libera, l’azienda, che ha solo circa 50 dipendenti a tempo pieno, è esplosa in popolarità negli ultimi anni per diventare uno strumento di comunicazione vitale per i governi e i funzionari a livello globale, nonché un’ancora di salvezza per i cittadini nelle zone di conflitto.

I ricercatori avvertono che la piattaforma leggermente moderata rimane un focolaio per attività criminali, così come per contenuti estremisti o terroristici e disinformazione. I critici hanno suggerito che il Cremlino potrebbe avere collegamenti o sfruttare Telegram, un’affermazione che Durov ha respinto come “imprecisa”.

Durov è stato salutato come “Mark Zuckerberg della Russia” dopo aver co-fondato il social network di social media più popolare del paese, VKontakte, nella sua nativa San Pietroburgo nel 2007. Sostenitore della libertà di parola, ha fondato Telegram nel 2013 con suo fratello. Secondo Durov, è fuggito dalla Russia un anno dopo dopo per essersi rifiutato di condividere i dati di alcuni utenti ucraini di VK con l’agenzia di sicurezza russa. Durov ha detto di essere stato costretto a vendere le sue azioni in VK a oligarchi amichevoli del Cremlino per 300 milioni di dollari sotto costrizione.

Due persone vicine alla questione hanno detto che Telegram probabilmente mirerebbe a una quotazione negli Stati Uniti una volta che la società avesse raggiunto la redditività e le condizioni di mercato fossero favorevoli. Durov ha rifiutato di commentare una linea temporale o una possibile sede, ma ha detto che Telegram aveva “studiato diverse opzioni”.

Telegram ha raccolto circa 2 miliardi di dollari in finanziamento del debito, da un’offerta obbligazionaria da 1 miliardo di dollari nel 2021, oltre a ulteriori emissioni di 750 milioni di dollari quell’anno* e 270 milioni di dollari condotte l’anno scorso. Tali obbligazionisti saranno in grado di convertire il debito non garantito di senior in capitale proprio con uno sconto compreso tra il 10 e il 20 per cento sul prezzo dell’IPO di Telegram se un flottante avviene prima della fine di marzo 2026, un incentivo per la società di quotarsi prima di tale data.

In un’IPO, Durov ha detto che Telegram avrebbe preso in considerazione la vendita di una parte di azioni a utenti fedeli, a seguito di Reddit che ha recentemente annunciato che avrebbe assegnato una parte delle sue azioni agli investitori al dettaglio prima di una quotazione di New York a marzo.

Durov ha detto di aver ricevuto interesse a realizzare un aumento di capitale più piccolo. “Questa rimane una possibilità se volevamo raccogliere fondi, ad esempio, per alimentare le nostre ambizioni legate all’intelligenza artificiale”, ha detto, aggiungendo che l’azienda stava esplorando l’introduzione di un chatbot basato sull’intelligenza artificiale.

Il rivale di messaggistica WhatsApp, di proprietà di Meta, ha 1,8 miliardi di utenti attivi mensili, mentre l’app di comunicazione crittografata Signal ha 30mn a febbraio 2024, secondo l’analisi di Sensor Tower, anche se questi dati coprono solo l’uso dell’app mobile.

Le spese annuali sono inferiori a 70 centesimi per ogni utente mensile, ha detto Durov. Come parte del suo sforzo per generare entrate, Telegram ha testato la pubblicità in alcune regioni, imponendo una spesa minima compresa tra 1 e 10 milioni di euro per marketer o agenzia. Quest’anno, prevede di espandere l’offerta a livello globale e agli inserzionisti più piccoli che utilizzano sistemi automatizzati.

L’azienda questo mese introdurrà la condivisione delle entrate con i creatori che gestiscono i suoi canali, promettendo loro una quota del 50% dei ricavi da marketing. Inoltre, sta anche introducendo account aziendali e una funzione di “scoperta sociale”, che aiuterà gli utenti a incontrare o uscire con persone vicino a loro, ha detto Durov.

L’offerta di Telegram per i dollari pubblicitari è in contrasto con la sua reputazione di piattaforma rinnegata con un approccio hands-off alla moderazione, che di recente ha attirato l’attenzione per aver permesso ad alcuni contenuti relativi a Hamas di rimanere sulla piattaforma.

Durov ha detto che Telegram ha pianificato di migliorare i suoi processi di moderazione quest’anno man mano che si svolgono più elezioni globali e “distribuire meccanismi relativi all’IA per affrontare potenziali problemi”.

Ma “a meno che non attraversino le linee rosse, non penso che dovremmo sorvegliare le persone nel modo in cui si esprimono”, ha detto Durov. “Credo nella competizione di idee. Credo che qualsiasi idea dovrebbe essere messa in discussione… Altrimenti, possiamo rapidamente degradarci in autoritarismo”.

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