Ridurre i costi si puo’? no: si DEVE

Abbiamo visto in “costi ma quanto mi costi” che affidare la gestione del proprio risparmio a una banca o ad una rete ha un costo e adesso valutiamo se questo costo e’ congruo, ha una sua giustificazione o se e’ preferibile cercare di ridurlo.

Cominciamo con il dire che tentare di  abbassare  i costi e’ essenziale:  chi investe per definizione non può sapere  cosa  faranno i mercati in futuro.  E’ un dato che e’ fuori del suo controllo. L’unico punto dove può intervenire sono appunto i costi.  Per dare una idea dell’impatto ipotizziamo un investimento a 10 anni di 100.000 euro. Se le commissioni sono del 1,5% a spanne incidono in 10 anni per 16.000 euro. Se sono  dello 0,25% incidono per 2.800 euro, se sono dello 0,09 incidono per 1.000 euro: una bella differenza eh?

Purtroppo i costi del risparmio gestito in Italia sono mediamente più’ alti che nei altri paesi europei per non parlare degli USA e questo – spiace dirlo –  perché’ le Banche ma soprattutto le reti approfittano  della  scarsa educazione finanziaria degli Italiani per spremerli il più possibile per ottenerne utili….  Il Sole 24 Ore pubblica ogni anno una statistica alquanto impietosa… <rimando alla pagina>

Come fare per difendersi? intanto evitando i prodotti costruiti apposta per mungere commissioni:

Assicurazioni Unit Linked

Sono assicurazioni fatte unendo ad una quota di assicurazione “tradizionale” – cioè’ una gestione separata da ramo primo – un paniere di fondi più o meno azionari. Ovviamente a differenza delle assicurazioni  assicurazioni – le ramo primo –  NON garantiscono il capitale…  Che senso ha tutto ciò?  Semplice: incassare doppie commissioni  prima sui prodotti contenuti e poi sul contenitore.  Ma come si fa  a piazzare un prodotto cosi’ svantaggioso?  Facendo leva sulle atavica paura del risparmiatore medio italiano: le tasse. Con la legge in vigore   (2022) le assicurazioni non entrano nell’asse ereditario e di conseguenza non pagano la tassa di successione. Pero’ il venditore si dimentica di precisare che  – sempre con la legislazione attuale –  per figli e coniuge fino a un milione di euro a testa non si paga niente e comunque per la parte eccedente si paga il 4%: un paio di anni di commissioni su una Unit Linked  e il vantaggio e’ bel che bruciato… Quindi stare lontani dalle Unit Linked come dalla peste…. a meno che  non abbiate una amante alla quale lasciare dei soldi che sfuggano all’asse ereditario, ma questa e’ un’altra storia  😉

Ecco una simulazione Unit Linked confrontata con gli ETF pubblicata sull’inserto Plus del Sole24 19/08/2023


05/08/23 analisi dei costi delle polizze Unit Linked pubblicata da plus del Sole 24 Ore


Fondi con tunnel di uscita

Come abbiamo visto i fondi\sicav prevedono al momento della sottoscrizione delle commissioni di entrata  che pero’ i clienti ormai smaliziati non voglio più pagare. Fatta la legge trovato l’inganno: si creano fondi senza commissioni di entrata MA con commissioni di gestione più alte. Per la loro natura non sono come gli altri fondi che possono esser sottoscritti sempre: restano in collocamento per di solito un mese e poi vengono chiusi. Uso la parola “collocamento” non a caso:  sportellisti della banca e i promotori finanziari delle reti i vengono “fortemente sollecitati” a chiamare i vari clienti e convincerli della bontà del nuovo prodotto…. Generalmente sono fondi a scadenza: cioè dopo  5 anni  vengono trasformati in fondo monetario.  In questi 5 anni le maggiori commissioni compensano la mancata commissione di sottoscrizione. Ma cosa succede se il cliente vuole smobilizzare prima? Semplice: gli si fa pagare una  commissione “tunnel”  decrescente a secondo dell’anno di uscita che la banca\rete non deve rimetterci….  Ergo altro prodotto da evitare…

E adesso il nocciolo del problema: Fondi\Sicav o ETF?

Presumo che tutti sappiano cosa e’ un fondo di investimento o una Sicav  visto che i primi sono disponibili in italia da quaranta  anni.  (una delle prime società di  gestione di fondi fu Arca messa in piedi dalle popolari che allora erano il nerbo delle banche sul territorio… allora … Sigh!  Mi ricordo che anche la mia banchettina sottoscrisse una quota del capitale di Arca ed io andai a Milano per la presentazione .. era il 1984 ed eravamo tutti giovani e belli … ) 

La società di gestione crea un fondo di investimento  focalizzato su un certo mercato e comincia a raccogliere soldi dai risparmiatori.  Per far questo deve pagare uno o più gestori che appunto gestiscono il fondo, degli analisti che studiano le azioni per decidere se sono da comperare o meno. In più ha tutta una serie di costi vivi, contabilità, compliance etc,  deve remunerare la Banca o la rete di vendita  e  – last but not least  – fare utili per i propri azionisti.  Tutte questo la società lo fa saltar fuori caricando una commissione di gestione sul fondo stesso, più o meno alta a secondo della complessità del mercato e della sua reputazione.  Il discorso del mercato e’ semplice: un fondo azionario sulle grosse aziende americane non ha bisogno di tanti analisti: per ogni società’ ci sono montagne di dati e studi disponibili,  un fondo che investe sul mercato indonesiano ha  chiaramente dei costi ben maggiori. L’effetto reputazione e’ quello del “marchio” i fondi di Pictet ad esempio sono mediamente più cari della concorrenza ma Pictet ha 200 anni di storia alle spalle ed una immagine di qualità’ che fa digerire al clienti il maggior costo.

OK e fin qui abbiamo sentito il parere dell’oste – le società di gestione – sul proprio vino ma sto vino, questi fondi cioè come si possono valutare in maniera indipendente?  E qui entra in gioco il benchmark.

Ogni mercato finanziario viene misurato con un indice. Quando al telegiornale dicono oggi la borsa italiana e’ salita  l’FTSE MIB ha fatto +0,5 oppure oggi la borsa americana e’ scesa lo S&P 500 ha fatto  -0.25  citano appunto gli indici che rappresentano questi due mercati. Per capire come funziona un indice analizziamo lo  Standard&Poor 500: rappresenta le 500 più grandi aziende americane quotate. Di fatto lo S&P500 E’ il mercato azionario americano. All’interno di questo indice ogni azione viene “pesata” secondo la propria capitalizzazione: Apple la più’ grande società quotata che vale in borsa 2800 miliardi di dollari pesa sull’indice per il 7,09%,  la  cinquecentesima azione dell’indice – la New Corp –  vale 10 miliardi e pesa sull’indice per lo 0,01. 

Di indici ormai ne esistono centinaia: ci sono alcune società specializzate che gli creano, li brevettano, li gestiscono e ci fanno i soldi vendendoli  ai mezzi di comunicazione e appunto ai gestori dei fondi che se ne servono come benchmark.  Ma a cosa e’ sto benchmark? E’ la misura  della bravura del gestore\gestori di un fondo di investimento.

Ogni fondo dichiara nel suo prospetto il mercato nel quale intende investire  e il relativo benchmark con il quale si misura. Visto che abbiano parlato dello S&P500 ipotizziamo  per semplicità un fondo che investe sulla borsa americana con  lo S&P500 quale benchmark.  Nel 2021 lo S&P500 ha avuto un rialzo del 27% quindi uno pensa che un fondo sulla borsa americana con gestori cazzuti, fior di analisti al lavoro tutti con una buona rete di connessioni “informali” con la gente che conta nella finanza  siano riusciti a fare meglio del 27%: NO i fondi che effettivamente hanno battuto il benchmark si possono contare sulle dita di una mano. Perché?  perché  questo mercato e’ stra liquido, le notizie sono sotto gli occhi di tutti, ogni società ha decine di analisti che la studiano quindi un gestore per quanto bravo non riesce ad estrarre valore, neanche quanto basta per pagarsi le spese senza incidere sul rendimento del fondo. E allora? perché  pagare? appunto al suo posto si compera un ETF.

Cosa e’ un ETF? lo dice il suo nome Excange Traded Fund  un “fondo” che può essere comperato e venduto in borsa come una qualsiasi azione. E come e’ fatto un ETF?  basiamoci ancora sullo S&P500: abbiamo detto che sono 500 titoli che rappresentano di fatto tutta la borsa americana. l’ETF  SPDR S&P 500 sigla SPY  e’ un software che  compera tutte le 500 azioni secondo il loro peso, le impacca in un prodotto con un controvalore accettabile e lo mette sul mercato a disposizione dei risparmiatori (il processo e’ un poco più complesso ma ve lo risparmio) Chi compera lo SPY sa che compera quel mercato e che a fine anno guadagnerà – o perderà – in dollari esattamente quello che che ha fatto l’indice  al netto delle  commissioni. E a quanto ammontano queste commissioni? Chi emette l’ETF non ha gestori da pagare, non compera report dagli analisti, non ha reti di vendita da remunerare:  basta solo un software  e  si accontenta dello 0,09% ANNUO! (non lo fanno per beneficenza: gestendo 5,5 MILIARDI dollari ci stanno dentro eccome…)

C’e’ pero’ un problema con gli ETF: mentre il fondo\sicav vi viene proposto ed illustrato dalla vostra  banca  perché  come distributore le viene riconosciuta una percentuale,  gli ETF in banca ( e nelle rete di promotori) non li “conosce” nessuno appunto perché soldi non ne escono  e come dice il proverbio neanche il cane muove la coda per niente….  Ergo gli ETF uno se li deve studiare e comperare da solo. Per fortuna c’e’ internet e quindi risorse anche gratuite se ne trovano a iosa. Uno dei migliori e’ https://www.justetf.com/it/  dove vi e’ anche un bel tutorial per principianti che consiglio vivamente di leggere https://www.justetf.com/it/academy/che-cosa-sono-gli-etf.html

Allora rottamiamo i fondi e buttiamoci tutti sugli ETF?  NI! nel senso che ognuno deve valutare caso per caso.

Fin che si tratta di mercati liquidi  non c’e’ storia: quando l’uomo con il fondo incontra l’uomo con l’ETF l’uomo con il fondo e’ un uomo morto. ma se uno si vuole avventurare in settori meno battuti, paesi più’ ostici,  settori nascenti della tecnologia spesso anche se non sempre la bravura del gestore fa la differenza e batte l’indice. 

E’ allora indispensabile fare ricerche sull’universo dei fondi disponibili per  trovare i dati statistici e il famoso KIID.  Il sito più indicato  e’ https://www.morningstar.it/it/  basta entrare e registrarsi e’ gratuito (esiste anche una versione a pagamento moto più’ sofisticata ma non e’ il caso,

Quindi se uno  vuole diversificare una parte dei suoi investimenti che ne so… sulle piccole aziende giapponesi  farebbe bene a cercare su Morningstar se  vi sono dei fondi  specifici (attenzione che siano distribuiti dalla vostra banca pero’ perché ad esempio Intesa San Paolo  nei fondi e’ una seguace di Henry Ford che quando fece la prima auto di massa – il famoso Mod. T-  disse che i clienti avrebbero potuto averla di qualsiasi colore purché nero. Analogamente ISP ti lascia sottoscrivere tutti i fondi che vuoi purché’ siano Eurizon – la loro soc. di gestione….) 

Morningstar da’ delle valutazioni ai vari fondi assegnando delle stelle – max cinque – e delle “medaglie”  bronzo, argento, oro. Il  punteggio tiene conto della affidabilità’ del gestore nel tempo, della costanza dei risultati e  del livello di rischio corso  (mi soffermo perché’ merita una spiegazione: dall’analisi delle quotazioni giornaliere del fondo si può calcolarne l’indice di Sharpe cioè quanto rischio il gestore ha preso per ottenere  quel rendimento. Ovvio che uno Sharpe alto non e’ un buon segno:  prendersi maggiori rischi può andare bene una volta, due, anche tre ma prima o poi si prende una scoppola o meglio la prendono i clienti….) In omaggio al politically correct da anche una valutazione rispetto ai criteri ESG

Ecco un fondo che investe sulle  piccole aziende giapponesi: un 4 stelle secondo Morningstar ma negativo secondo i criteri ecologici Come interpretare questa schermata che e’ quella dei  Rendimenti? La linea rossa dice che il fondo  ha sovraperformato la linea verde (l’indice del benchmark) e anche la media degli altri fondi di categoria. Non sempre tutti gli anni ma nel complesso si. Ergo fra un fondo e un ETF in questo caso meglio il fondo.

Nel Sole 24 0re del sabato vi e’ l’inserto PLUS dedicato ai risparmiatori. il quarto sabato del mese riporta una pagina di confronto fra fondi ed Etf in un determinato settore. Ecco un esempio

e come diceva Lenin in un suo celebre articolo: Che Fare?

Va bene ho capito che devo fare come dicono gli inglesi  “take care of the pennies and the pounds will take care of themselves” : prenditi cura degli spiccioli che cosi’ facendo le sterline arrivano da sole. Ma i miei risparmi sono gia’ impegnati in un giardinetto di titoli  fondi e altro  messo insieme negli anni dai vari consulenti che sono passati nella filiale della mia banca: come posso fare?

Una cosa alla volta: prima bisogna capire i propri obbiettivi di investimento, orizzonte temporale e soprattutto tolleranza al rischio.

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